Studio di fattibilità TAV - TAC a Vicenza: il no motivato del Comitato Vicentino NO Ecomafie

30.12.2014 18:59

da www.vicenzapiu.com

           

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Come preannunciato in alcune nostre considerazioni pubblichiamo una nota critica di Guido Zentile del Comitato Vicentino No EcoMafie sullo studio di fattibilità sul progetto TAV/TAC a Vicenza.

A seguito di un primo, ma già più che significativo, esame dello studio di fattibilità sul passaggio della Alta Velocità/Alta capacità (TAV) a Vicenza, esponiamo le motivazioni che illustrano la nostra contrarietà ai progetti per il futuro assetto espansionistico del trasporto ferroviario, in un contesto che riguarda non solo la città di Vicenza, ma la consequenziale ramificazione ad un livello macro-regionale.

Precisiamo che le considerazioni negative, per tali soluzioni  progettuali, sono indirizzate, sia al comune capoluogo (e agli altri  comuni interessati), quale referente principale - in quanto verranno  effettuati gli interventi più marcati, in seno al previsto sviluppo  urbanistico della città - sia all'Ente o gli Enti che sovrintendono alle  ferrovie.

Partiamo, quindi, proprio dal Gruppo Ferrovie dello  Stato, l'Ente (che racchiude società spezzatino, quali Italfer -  Ferservizi - Trenitalia) che sta procedendo ad un processo di divisione e  smantellamento di un sistema che fino a qualche anno fa, pur non  navigando in placide acque, costituiva un valido sistema di trasporto e  di servizi (ciò che erano le storiche Ferrovie dello Stato - anno di  nascita 1905), sistema che se fosse stato adeguatamente riorganizzato,  in linea con le esigenze temporali dell'utenza, poteva acquisire una  posizione di primissimo piano nell'ambito del trasporto pubblico  integrato.
Si è preferito, invece, investire nell'alta velocità a  scapito di un servizio locale a medio e a corto raggio, che ha  strategicamente visto crescere dismissioni e desertificazione.
È  illogico investire in un trasporto locale quale derivazione del sistema  TAV-TAC, in regime di concorrenza, privatizzazione e libero mercato, e  fornire i servizi in gara attraverso le Regioni. Il sistema  trasportistico locale deve essere a gestione esclusivamente pubblica (o a  controllo rigorosamente pubblico, con idonee strutture referenziali), e  deve avere un attenzione prioritaria, poi viene, se è il caso, l'alta  velocità (o capacità).
Si propone, ad esempio, una redistribuzione  del servizio, operando una semplice, ma radicale revisione dell'orario  ferroviario, con blocchi cadenzati per tipologia di trasporto  (regionale-locale, media e lunga percorrenza, merci nelle ore di  morbida), fornendo un servizio completo ed interattivo anche con gli  altri sistemi di trasporto, a costi calmierati. Pessima la scelta,  recentemente attuata, di togliere il servizio interregionale veloce da  Venezia a Milano, spezzettandolo in due tronconi, con cambio obbligato,  senza un'immediata coincidenza, a Verona. Per quale motivo siamo  invitati, per andare nel capoluogo lombardo, ad utilizzare  esclusivamente la "Freccia Bianca", quindi con maggior spesa? E il treno  "fantasma" OBB-DB da Monaco di Baviera a Venezia, che non si vuole far  fermare a Vicenza? E vogliamo anche altri due binari? Gli spazi per una  distribuzione del servizio ci sono, sono lì a disposizione, la  tecnologia applicata agli attuali sistemi di controllo del traffico ce  li permette. La realizzazione di due nuovi binari in affiancamento alla  rete storica si presenta a tutt'oggi dispendiosa e non rientra in un  ambito di utilità.
Recuperare e ristrutturare l'esistente sono,  invece, interventi che si presentano efficaci e che sono un buon  investimento per la comunità.
Le due nuove stazioni previste si  presentano non funzionali e destinate ad essere "terra di nessuno".  Basti pensare la stazione "Fiera" che ha l'uscita sulla rotatoria ovest  Vicenza-Creazzo, prospettiva idilliaca, da città del Palladio.
Ed  ecco, perciò, che si propone di mantenere tale l'attuale storica  stazione dove è, dotandola di tutti i servizi, affinché il viaggiatore,  dal lavoratore al turista, trovi una città dinamica, moderna e  soprattutto accogliente. Sarebbero da implementare servizi importanti,  quali il deposito bagagli (da tempo scomparso !), lo sportello  informazioni per le reti di trasporto pubblico (ferroviario e non), un  servizio-punto di accoglienza per ricevere chi arriva a Vicenza. E qui a  Vicenza si dice di (voler) spendere parecchio per "vendere" e  diffondere la propria immagine, quale cultura, conoscenza e promozione  del territorio. Ciò che oggi non si fa e che il nuovo progetto  contraddice nella sostanza.
La stazione deve essere la porta  d'ingresso, possibilmente bella, alla città, in cui l'interscambio con  gli altri mezzi di trasporto è prioritario e fondamentale. In questo  contesto la realizzazione di una filovia ovest-est ci sta benissimo.
Quanto relazionato finora riguardo gli aspetti meramente logistici e funzionali, nonché socio-economici.
Per  quanto riguarda l'aspetto urbanistico-ambientale, l'impatto che questa  nuova mega-opera causa sul territorio del comune di Vicenza (ed anche  sui comuni contermini) è semplicemente impregnante e indubbiamente  devastante, potenzialmente distruttivo. Non c'è altro termine per  definire ciò che sarà della  zona "Porta Monte" - "Dieci Martiri". Un  opera da autentica macelleria urbanistica. Dobbiamo veramente fare  nostra, ma sotto tutti gli aspetti, sia da parte della gente comune, sia  da parte delle istituzioni, la teoria (e la pratica) che continuare a  cementificare ed annientare il territorio è fortemente dannoso per la  nostra salute, per la qualità della nostra vita, per le future  generazioni.

In conclusione non si è contrari ad una rivisitazione  - in linea con le attuali caratteristiche e metodologie - del trasporto  ferroviario, pilastro fondamentale della mobilità, ma ciò va visto in  chiave diversa rispetto alle utopistiche,  dispendiose e, perciò, anche  rischiose proposte progettuali, semplicemente utilizzando e valorizzando  l'esistente.
Chissà, forse nel lontano 1846, quando giunsero i primi  binari da Venezia e di conseguenza furono eseguiti dei consistenti  lavori a piedi di Monte Berico, c'era sicuramente qualcuno che si  opponeva alla costruzione della ferrovia e non vedeva di buon grado la  modernità (il luddismo di derivazione inglese), che a quel tempo  avanzava precocemente. Crediamo, trascorsi quasi 170 anni, che,  acquisita l'importanza che il vapore, poi la trazione elettrica, poi  l'elettronica, ebbero (ed hanno) sullo sviluppo industriale, sociale,  economico ed antropologico della nostra comunità, sia giunto il tempo di  fermarci e di lavorare attorno a ciò che abbiamo realizzato.

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